Mafia, ricordato a Palermo e Siracusa il giornalista Mario Francese

27.01.2018 18:48

Organizzate due cerimonie: nel capoluogo, dove fu ucciso il 26 gennaio 1979, e nella città natale. Presenti, fra gli altri, il segretario regionale dell'Assostampa, Alberto Cicero, il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia Giulio Francese, figlio di Mario, e don Ciotti. «Un esempio per tutti i giornalisti», ha detto il vicepresidente dell'Unci Leone Zingales
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L'Unione cronisti ha voluto ricordare con due eventi, uno a Palermo e uno a Siracusa, il giornalista Mario Francese, ucciso a colpi di pistola la sera del 26 gennaio 1979 in viale Campania, a Palermo. Alla cerimonia a Palermo erano presenti i figli Giulio (presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia), Fabio e Massimo, il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro, il comandante regionale dell'Arma dei carabinieri, generale Riccardo Galletta, il questore Renato Cortese, il procuratore aggiunto Sergio De Montis, i comandanti provinciali di Guardia di finanza e Arma dei carabinieri generale Giancarlo Trotta e colonnello Antonio Di Stasio, il capocentro della Dia di Palermo colonnello Antonio Amoroso, il giudice e segretario dell'Anm Palermo Giuseppe De Gregorio, il vicepresidente nazionale dell'Unci Leone Zingales, il presidente regionale e il tesoriere dell'Unci Sicilia Andrea Tuttoilmondo e Daniele Ditta.
Un cuscino di fiori è stato deposto davanti al cippo che ricorda Francese dal sindaco Orlando mentre, prima della cerimonia, don Luigi Ciotti si è soffermato per un momento di riflessione.
«Mario Francese – ha sottolineato Leone Zingales – aveva visto giusto individuando i nuovi boss della mafia siciliana e ha pubblicato con coraggio e professionalità tutte le vicende che riguardavano il clan dei corleonesi. Sulle pagine del Giornale di Sicilia ha raccontato con dovizia di particolari l'ascesa del clan mafioso capeggiato da Salvatore Riina che, dalle campagne della Sicilia interna, si addentrava nella Palermo degli anni '70 dove le cosche erano interessate ai grandi appalti pubblici e ai traffici di droga internazionali. Francese è stato ed è un esempio per tutti i giornalisti».
«Per noi giovani cronisti – ha detto il presidente regionale dell'Unci Andrea Tuttoilmondo – il nome di Mario Francese ha rappresentato, e rappresenta, un modello da seguire. Ricordare Mario Francese significa soprattutto ricordare la nostra storia».
A Siracusa, dove il cronista del Giornale di Sicilia era nato nel 1925, la locale sezione Unci guidata da Francesco Nania ha ricordato Francese con un evento al giardino pubblico di via Cavallari a lui intitolato.
«Mario Francese, con il suo esempio, ci ha lasciato un messaggio chiaro, valido sempre e per il futuro: bisogna credere in ciò che si fa non rinunciando mai alla propria libertà», ha detto il vicesindaco di Siracusa, Francesco Italia, partecipando, anche in rappresentanza del sindaco Giancarlo Garozzo, impegnato a Roma, alla commemorazione del giornalista siracusano ucciso dalla mafia a Palermo 39 anni fa.
La cerimonia si è svolta al giardino 'Mario Francese', nell'area dell'ex Casina Cuti, dove quest'anno l'Associazione Siciliana della Stampa ha fatto collocare una nuova iscrizione che si aggiunge alla lapide già esistente.
La tabella è stata scoperta da due alunni della scuola media 'Giuseppe Lombardo Radice', che ha aderito alla manifestazione introdotta dal segretario provinciale dell'Assostampa, Prospero Dente. Poi gli interventi del segretario regionale dell'Assostampa, Alberto Cicero, del segretario dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Santo Gallo, del viceprefetto, Filippo Romano e del vicesindaco Italia.
Presenti esponenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, di Cgil, Cisl e Uil e don Aurelio Russo, giornalista e rettore della vicina basilica Santuario della Madonna delle Lacrime.
«Pensiamo che gli eroi facciano grandi cose – ha detto il vicesindaco rivolgendosi ai bambini presenti – ma la società, per funzionare bene, ha soprattutto bisogno di gesti normali. Per essere eroi non occorrono superpoteri ma, come Mario Francese, bisogna compiere il proprio dovere ogni giorno».