PENSIONATI SEMPRE PIU' POVERI? di Stefania Giacomini (Vicepresidente UNGP) in collaborazione con Paolo Baggiani (esecutivo UNGP)

25.12.2015 09:46

(Dati tratti da un rapporto sull'adeguatezza delle pensioni 2015 dell'Unione Europea, Articolo di Stefano de Agostini e da Ricerca della Confesercenti del 2013)

La foto parla chiaro le tasche dei pensionati sempre più vuote?

Non vogliamo piangerci addosso ,ci reputiamo già fortunati che siamo arrivati ad avere la pensione ma i dati comparativi sulla fiscalità che grava su chi è andato in pensione nel nostro paese con il resto d'Europa ci induce ad una seria riflessione.

Secondo il rapporto Confesercenti del 2013, gli Italiani sono i più tartassati d’Europa: un nostro pensionato medio paga 4mila euro di fisco, un tedesco solo 39.Dati che risalgono a 2 anni fa ma ad oggi non è cambiato molto. Il peso fiscale su pensioni italiane è il doppio rispetto a quello spagnolo,il triplo rispetto a quello inglese ,il quadruplo rispetto alla Francia, e dieci volte di piu di quello tedesco!In quattro paesi: Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Lituania le pensioni sono addirittura esenti da tasse.

Il trattamento fiscale dei pensionati italiani è pesante per tre motivi:

a) perché soffre dell’eccesso di prelievo che scaturisce dalla combinazione fra Irpef e addizionali regionale e comunale;

b) perché, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa, il carico fiscale sulle pensioni è superiore a quello che grava sui redditi da lavoro dipendente di analogo ammontare. (sempre dati Confesercenti)

Detrazioni inique: 1840 euro per i dipendenti, 1725 per i pensionati sotto i 75 anni (l’importo delle detrazioni d’imposta riconosciute ai pensionati (1725 € al di sotto dei 75 anni e a 1783 € oltre 75 anni è inferiore a quello previsto a favore dei redditi da lavoro dipendente (1840 €);

No tax area

Si chiama così quel limite di reddito al di sotto del quale i contribuenti sono esentati dalle imposte ma in Italia (sempre dati Confesercenti) è più basso rispetto ai partner europei. Nel nostro paese sono esentati i pensionati con un reddito sino a 7.500 euro se non hanno compiuto 75 anni o fino a 7.750 se si tratta di over 75, mentre per i lavoratori dipendenti il limite arriva a 8 mila euro . Secondo la legge di stabilità 2016 il governo si è impegnato ad alzare di 250 euro le soglie per i pensionati, arrivando a 7.750 euro per gli under75 e 8mila euro per gli over75. Peccato che la norma scatterà solo nel 2017, anche se si sta lavorando ad un emendamento per anticipare la misura al 2016.

c) nel nostro paese non vi è traccia dei trattamenti impositivi agevolati che sono riconosciuti in quasi tutti i paesi europei, ricorrendo a deduzioni maggiorate e, talora, esentando parzialmente dall'imposta sul reddito l'importo della pensione

Basta guardare le statistiche fornite dal Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni 2015, messo a punto dalla Commissione europea. (si legge nell'articolo di Stefano de Agostini ): nella classifica, che premia “i sistemi più favorevoli in termini di benefici fiscali per i pensionati rispetto ai salariati”, il nostro Paese si piazza al quintultimo posto.

Qual è il peso della penalizzazione per i pensionati italiani?

I pensionati italiani pagano il 20,73% di imposte, in Spagna il 9,5%, nel Regno Unito il 7,2 % ,in Francia il 5,2 %, in Germania lo 0,2 %.

Dati emersi dal confronto tra quanto l'italiano paga rispetto ai suoi “colleghi” europei. Sempre la ricerca Confesercenti ha individuato due livelli di pensione entro i quali si collocano i due terzi dei 16,5 milioni dei pensionati italiani:

- quelli corrispondenti a 1,5 volte ed a 3 volte il trattamento minimo Inps (pari, nel 2013, a 9.661 euro e, rispettivamente, a 19.322 euro).E il pensionato di riferimento ha un’età compresa fra i 65 e i 75 anni e non ha carichi di famiglia. Infine, per determinare l’importo del prelievo regionale e comunale, si è ipotizzato che il pensionato sia residente a Roma.

I risultati che ne derivano applicando le normative fiscali operanti nei diversi paesi sono riportati nella tavola 1.

Tavola 1

Fonte: elaborazioni Confesercenti sulla base delle normative tributarie vigenti

Il confronto praticamente non esiste per la pensione pari a 1,5 volte il trattamento minimo: solo il pensionato italiano paga le imposte (che decurtano di oltre il 9% la sua pensione), mentre altrove non si subisce alcun prelievo, a motivo dell’operare di specifici trattamenti agevolativi.

Ancor più significativo è il risultato che emerge nel caso del trattamento pari a tre volte il minimo: il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco.

Il divario emerge ancor più nettamente nel grafico 1, qui si è preso come riferimento la tassazione di una pensione pari a tre volte il minimo: si va dagli oltre 4 mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco!

Grafico 1

Fonte: elaborazioni Confesercenti sulla base delle normative tributarie vigenti

E perché penalizzare il pensionato rispetto al lavoratore dipendente?

Come si è anticipato, il pensionato italiano è penalizzato anche nei confronti del lavoratore dipendente italiano a causa di una recente divaricazione nei rispettivi livelli di detrazione d’imposta. Accade così che il pensionato subisca un maggior prelievo rispetto al dipendente e che tale extra imposta sia più forte tanto più la pensione è bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alla pensione d’importo inferiore. Succede lo stesso altrove? Assolutamente no; anzi, avviene esattamente il contrario. In tutti i paesi, a parità di reddito, il pensionato paga meno del dipendente, in una misura oscillante fra i -135 euro della Francia e i –2.125 della Germania (Tavola 2).

    Tavola 2                                                           

Fonte: elaborazioni Confesercenti sulla base delle normative tributarie vigenti

Nel nostro Paese esiste, evidentemente, un problema di eccesso di prelievo sui redditi delle persone fisiche: che riguarda i redditi da lavoro come i redditi da pensione (da sempre “assimilati” ai redditi da lavoro). Un problema che ci viene sottolineato anche dalle impietose statistiche Ocse ed Eurostat che, come è noto, ci collocano ai primissimi posti quanto a livello di prelievo sul lavoro e a dimensione del cuneo fiscale.

A questo problema si è aggiunto negli ultimi anni l’implacabile crescita del prelievo locale: le addizionali regionale e comunale all’Irpef rappresentano ormai una quota non marginale dell’imposizione sulle persone fisiche e, anche a seguito di scelte profondamente differenziate delle amministrazioni locali, rischiano di alterare i comportamenti dei contribuenti e di introdurre profonde distorsioni territoriali, svincolate come sono dagli indirizzi della politica fiscale nazionale. Nel resto d'Europa esiste solo un sistema di calcolo, si paga una tassa unica,

Intervenire sul tema significa, dunque, non solo rivisitare l’Irpef ma anche creare un coordinamento delle scelte di politica fiscale fra il centro e la periferia del paese, nel quadro di un unitario disegno del sistema tributario.

E' un caso unico in Europa conclude la ricerca Confesercenti che propone:"In attesa dei necessari interventi strutturali, sarebbe intanto giusto ed equo equiparare le detrazioni previste per i redditi da pensione a quella in vigore per i redditi da lavoro dipendente".

A questa pesante situazione di pressione fiscale si aggiunge anche il problema della mancata perequazione per le pensioni più alte ma qui entra in gioco anche un aspetto di costituzionalità da cui scaturisce un ampio dibattito.

Lista nutrita di motivi che stanno spingendo molti pensionati a stabilirsi all'estero nei paesi dove è meno pesante la pressione fiscale su cui ha lanciato un grido d'allarme Tito Boeri presidente dell'INPS: lo stato ha dichiarato sborsa un miliardo di euro per pagare le loro prestazioni previdenziali. Il numero dei pensionati emigrati è passato da oltre 2.500 nel 2010 a 5.345 nel 2014. Ma è ormai noto a tutti che contro questa dichiarazione si sono scagliati in molti, tra cui Papa Francesco e poi anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi. I diritti acquisiti non si toccano!

Roma 15 dicembre 2015