PREVIDENZA DEI GIORNALISTI - Il ministero del Lavoro boccia la riforma dell'INPGI

09.01.2016 13:26

La valutazione è stata trasmessa al ministero dell’Economia - Il Lavoro: la riforma dell’Inpgi va corretta. «L’Istituto dovrà essere perentoriamente invitato ad adottare, urgentemente e comunque entro il 2016, tenuto anche contro dell’imminente rinnovo delle cariche, un provvedimento di riforma radicale che metta definitivamente in sicurezza la gestione». Il ministero, comunque, fa salvi alcuni punti della riforma che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio, tra cui l’innalzamento dell’aliquota contributiva e la modifica dell’aliquota di rendimento sui montanti contributivi, a condizione che sia contenuta al 2 per cento. Non si può incidere sulle pensioni in essere con "un atto non avente forza di legge". (IN CODA la delibera 27 luglio 2015 del Cda dell'Inpgi)

Il ministero del Lavoro boccia la riforma della Cassa di previdenza dei giornalisti (Inpgi). È quanto emerge da un documento inviato, prima di Natale, dal dicastero guidato da Giuliano Poletti al ministero dell’Economia (Mef). «Pur ritenendo necessario e improcastinabile modificare l’attuale sistema di tutela sociale di categoria, si ritiene che la delibera del Cda (Inpgi, ndr) 24/2015, nella sua attuale formulazione, non possa avere ulteriore corso». E ancora: «L’Istituto dovrà essere perentoriamente invitato ad adottare, urgentemente e comunque entro il 2016, tenuto anche contro dell’imminente rinnovo delle cariche, un provvedimento di riforma radicale che metta definitivamente in sicurezza la gestione».

Queste le considerazioni finali della direzione per le politiche previdenziali del ministero del Lavoro, dicastero che assieme al Mef vigila sulle Casse.

Dal ministero fanno sapere però che non c’è alcuna decisione definitiva ed è in corso «un’attività istruttoria»; nello specifico, il documento inviato al Mef rientra appunto nel confronto fra ministeri vigilanti. Anche da ambienti vicini al Mef viene confermato che si è in una fase interlocutoria e che il ministero guidato da Pier Carlo Padoan sta raccogliendo ulteriori informazioni per valutare la sostenibilità della riforma Inpgi sul lungo periodo.

 I toni della nota inviata dal Lavoro non sono però concilianti. Anzi. Viene sottolineata la «complessa situazione in cui versa l’Istituto che non supera la propria situazione di squilibrio anche in esito alle disposizioni adottate con la delibera in oggetto». Fra le contromisure richieste dal ministero c’è «il passaggio al sistema di calcolo contributivo pro-rata dei trattamenti pensionistici con l’individuazione di un massimale reddituale mirato a contenere gli impegni pensionistici differiti, o quanto meno di un sistema di calcolo retributivo allineato con i requisiti del sistema pubblico».

Il Lavoro chiede molta cautela sul «contributo straordinario» dei pensionati: «Si ritiene di porre in evidenza, sotto un profilo di legittimità, che, in quanto imposto da un atto non avente forza di legge che incide su pensioni già maturate e in pagamento (c.d. diritti acquisiti) nonché al di sotto della soglia di salvaguardia posta dall’attuale normativa (14 volte il trattamento minimo Inps), espone l’Ente a un probabile contenzioso dagli esiti molto incerti». Ciò anche alla luce di numerose pronunce contrarie dei giudici, viene rilevato. «Pertanto tale particolare misura potrebbe comportare per l’Inpgi, in definitiva, addirittura maggiori oneri nel prossimo futuro a fronte di disponibilità, nell’immediato, peraltro presumibilmente esigue».

Il ministero, comunque, fa salvi alcuni punti della riforma che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio, tra cui l’innalzamento dell’aliquota contributiva e la modifica dell’aliquota di rendimento sui montanti contributivi, a condizione che sia contenuta al 2 per cento.

Nessun commento da Inpgi sulla nota del ministero. La Cassa non entra nel confronto fra ministeri e dirà la sua soltanto in occasione della decisione ufficiale sulla riforma.

CdA dell'INPGI. I RAPPRESENTANTI DEL  GOVERNO SI SPACCANO. La riforma passa con 9 sì (otto esponenti della maggioranza della Fnsi + Andrea Mancinelli l'uomo di Palazzo Chigi), due no (Punto e a capo-INPGI FUTURO), l'astensione della rappresentante del Ministero del Lavoro, Fiorella Kostoris, che ha definito “anticostituzionale” il “contributo straordinario di partecipazione al riequilibrio finanziario della gestione previdenziale” (che avrà una durata temporanea di 5 anni dalla data di approvazione dei Ministeri vigilanti). Assenti i due rappresentanti della Fieg e un consigliere giornalista. Franco Abruzzo (presidente di Unpit): “La battaglia comincia ora. I giornalisti pensionati non si lasceranno massacrare da sedicenti Robin Hood. Ci saranno risvolti in tutte le sedi. I giornalisti pensionati frattanto farebbero bene ad abbandonare in massa la Fnsi, un sindacato che ha fatto fallire il Fondo ex fissa e che ora taglia gli assegni di quiescenza. Camporese in sostanza suggerisce a Boeri la strada pericolosa di imporre prelievi anche ai pensionati Inps, ignorando Parlamento, Consulta e Cassazione”. Sarà consentito il riscatto del praticantato anche per i giornalisti che abbiano svolto il tirocinio professionale presso le Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine.